1986

mio fratello sul motorinoDicevo che il 1986 è l’anno del motorino. E quel motorino avrebbe una sua lunga storia. Intanto era di mio nonno materno, Gino, e non so per quale via fosse arrivato in eredità alla nostra cantina. Forse lui non lo utilizzava più da tempo, e lo aveva regalato a mio padre. Era un motorino arancione della Motobécane, e aveva un suo esotismo fine anni Sessanta. Era proprio un modello della fine dei Sessanta, mi sembra. L’esotismo era dato dal fatto, per me, di non essere della Piaggio o di altra marca italiana, tutto qui. (trovo, oggi, che in Francia resiste un culto nostalgico per queste motorette, Mobylette Motobécane, con siti e forum dedicati alla marca ed alla sua produzione storica).

Ricordo che lo ridipingemmo di rosso, ma l’arancione originale continuava ad affacciarsi sotto al rosso. Era un motorino vecchio, e voleva ostinatamente dimostrare di essere vecchio, inattuale, resistenziale, anche in mezzo agli iperedonistici anni Ottanta. Lo guidavo, non dico vergognandomene, ma certo col disagio dell’inattualità (che allora non avevo ancora pienamente riconosciuto come sentimento benefico e necessario…) in mezzo ai motorini contemporanei dei compagni di scuola. Allora i motorini si guidavano ancora senza casco. Proprio in quell’anno entrò in vigore il casco obbligatorio per i quattordicenni alla guida dei motorini. E fu proprio quella legge a farmi abbandonare definitivamente, dopo una brevissima stagione di ebrezze velocistiche a miscela, le due ruote a motore in favore delle biciclette. Acquistare un casco nuovo e costoso per guidare quel mezzo orgogliosamente fuori tempo, anni Sessanta e anti-nazionalista, mi pareva allora un paradosso inaccettabile. Eppure ricordo ancora i pomeriggi del 1986 coi giri a vuoto, senza meta, in motorino con gli amici. Neppure la nube radioattiva di Cernobyl riuscì a preoccuparci quell’anno. Si respirava a pieni polmoni la Libertà, insieme allo scarico ultra inquinante dei nostri motorini.

6 thoughts on “1986

  1. La odio. Io mai motorino, noi signorine bene avremmo potuto farci male – e anche mai automobile fino ai trenta passati (dopo che mio padre ebbe tentato invano di insegnarmi, consentendomi di incidentargli la sua …). Ma il Motobecane esiste ancora? ;-) ********

  2. P.S. Ma sa che mi accorgo ora che il suo blog sta diventando bello colorato? Ohhh, template chiaro, immagini, colori nel cuore e nelle parole – così mi piace …

  3. Io, nel 1986, ho preso coscienza di me. Nel senso che mi sono percepita come individuo: da quell’anno in poi posso ripercorrere la mia vita senza soluzione di continuità, conscia del perché delle mie scelte, percependomi io stessa come essere senziente. Prima tanti flash, ma non incasellabili in una precisa maglia cronologica… Il 31 luglio compivo 3 anni: a giorni saremmo partiti per il Cile, e l’Italia sarebbe diventata, nel ricordo, il paese fantastico della mia infanzia. Non che non fossi più bambina, dopo, ma quel piccolo choc mi provocò la perdita dell’innocenza, o meglio di quel velo di non-consapevolezza che offusca i ricordi di fanciullezza di molti, e che spesso si dipana solo in età scolare.
    Io a tre anni ero IO, fatta e finita. E avevo una Graziella rosa, col cestino in tinta. :P

  4. Prof, lo è da sempre, colorato!

    Max, bravo il Bravo, e bravo pure io! :-)

    Grazie Glauco per il ricordo privato.

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