L’incidente

“1.Il Mondo è tutto ciò che accade”. Ci accadde un incidente d’auto. Un idiota non rispetta una precedenza e ci prende in pieno nella fiancata. Qui i fotogrammi si inceppano, si sovrappongono. C’è una sirena di ambulanza in sottofondo. Avrò 4 anni? Mi accorgo che faccio accadere tutto in questo filmino ai miei 4 anni, dove collassa ogni ricordo d’infanzia magari anteriore o successivo. Siamo lontani da Sarzana. Quanto? Lontanissimi. Viareggio. Per un bambino i concetti di vicino e lontano (lontano da dove?) sono peculiari e poche decine di kilometri di distanza dal proprio centro vitale, cortile, cerchio magico, diventano distanze siderali e inimmaginabili. Siamo a Viareggio, dunque espatriati. Perché mai così lontani da casa? Siamo in auto con mia zia Graziella, lei alla guida, davanti mia madre e dietro mio padre e io. Torniamo da una gita per comprare qualcosa, forse dei filati, delle lane colorate in gomitoli?…non ricordo. Un botto improvviso, forte, la paura, lontani da casa, poi l’ambulanza, il sangue. Referti: grande contusione al fianco sinistro di zia e seguente operazione di appendicite, taglio in faccia mamma, schegge di vetro, sangue (pulp fiction), grande contusione stinchi babbo, e io? Una focaccina al prosciutto che stavo mangiando volata via, perduta per sempre. Illeso. Voi ricorderete che allora i più elementari dispositivi di sicurezza di cui usufruiamo oggi guidando (obbligo di cinture, pretensionatori, airbag ovunque, esp, abs, frenata automatica, guida assistita et similia) erano tutti sostituiti da delle calamite appese sui cruscotti, (inserire qui la poesia VETROFANIE) calamite di natura religiosa o ricattatoria (non correre, pensa a noi). Si sopravviveva per miracolo, letteralmente. Non ricordo la frase o il simbolo che stava nella calamita del cruscotto della Fiat 850 beige di zia, ma ricordo perfettamente che una calamita c’era. Illeso.

(Nota per me: inserire in coda la proposizione del Tractatus dove parla dei modellini di auto per raffigurare la dinamica di un incidente, modello di “teoria raffigurativa del riferimento”)

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