Forse questa prospettiva etico-estetica (consapevolezza-responsabilità-concentrazione-naturalezza) può apparire originale, oggi, poiché siamo immersi in fenomeni sociali e culturali contrari a questo ethos del talento. Mostrare talento, dimostrare talento, magari nei talent, è diventato l’obiettivo del talento stesso. Oggi pensare un talento non visibile, non auto-evidente, non sovraesposto risulta paradossale. La visibilità, o il successo, è divenuta la controprova del talento, e non viceversa. Così, avere talento è forse anche avere il coraggio di coltivarlo senza inseguire un risultato, un successo, un’acclamazione. Avere il coraggio di rischiare la propria identità nel proprio talento, indipendentemente da ogni riconoscimento. Qualcosa verrà, qualcuno si accorgerà di qualcosa, a qualcuno dirà qualcosa quello che hai scritto, che hai pensato, che hai disegnato, che hai musicato. Basta non allontanarsi troppo da quel percorso che è sempre un percorso etico, identitario. Avere talento è avere il coraggio di avere talento.
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oggi non basta il talento, tuuti vogliono il taveloce