La mia dichiarazione di voto per le primarie del PD

occhio.jpgLa politica è fatta di passione ed emozioni. Più che di razionalità, io credo. Così sulle primarie di domani ho delle sensazioni, dei sentimenti contrastanti più che delle idee chiare e distinte o delle convinzioni solide. Al voto, o al non-voto, di domani ognuno arriva con la sua storia, con le proprie illusioni, disillusioni, con le biografie individuali e collettive di militante, cittadino, elettore. Fino a qualche anno fa, o forse mese, avrei vissuto questa vigilia di voto con euforica trepidazione. Invece, oggi…

Invece oggi credo di “sentire”, perché parlo di uno stato emotivo, che domani non andrò a votare per il segretario e la costituente del Partito Democratico. Cerco di spiegare come si è generata in me questa sensazione, che non è piacevole perché mi mette, in un certo senso, in conflitto con la mia storia. Il processo di partecipazione ed avvicinamento alla politica che si attivò nel periodo precedente alle elezioni del 1996, con la nascita dell’Ulivo, fu un momento di sintesi di tradizioni diverse, quella post-comunista e quella post-democristiana, capace di “parlare” anche a chi non si riconosceva, o non aveva “militato”, in nessuna delle tradizionali forme partitiche che davano vita a quella coalizione (e lo dico da iscritto alla FGCI fine anni Ottanta, periodo cruciale della “svolta” e della “Cosa“)

Mi pare, in buona sostanza, che il processo delle primarie non sia riuscito ad innescare un analogo meccanismo di comunicazione e partecipazione popolare, ma che sia rimasto dapprima nell’ambito di una fusione tra segreterie impacchettata, poi, nel vestito buono della partecipazione democratica diretta. La sensazione di distanza tra il mio “sentire” politico e l’intera gestione delle primarie potrei sintetizzarla in alcuni punti, malesseri, foglietti piantati in un occhio, cose che non ho “digerito”:

  • le molte liste di sostegno al candidato unico designato e più forte (Walter Veltroni) come veicolo di riproposizione/collocamento delle vecchie nomenclature politiche locali; ognuno potrà verificarlo andando a leggersi i nomi dei propri collegi;
  • l’accentuato riposizionamento centrista di Veltroni unito ad un’evidente “berlusconizzazione” personalistica;
  • il “correntismo” interno che sarà figlio del rimescolamento delle forze in campo;
  • il sostanziale disconoscimento dell’esperienza (ormai archiviata come fallimentare) dell’Unione (e dell’Ulivo), che pure starebbe “governando”.

Io darò il mio contributo alla nascita del Partito Democratico votandolo, forse, alle elezioni del 2011. E spero sinceramente non prima. Ecco, io credo che il Partito Democratico non nasca domani, con l’investitura di Veltroni e la conta delle percentuali del secondo e del terzo. Veltroni, Bindi e Letta non hanno bisogno di me, adesso.

14 thoughts on “La mia dichiarazione di voto per le primarie del PD

  1. Il PD mi fa venire in mente quando nell’alto medioevo la gente aveva ricominciato a costruire utilizzando, però, i pezzi delle rovine degli edifici romani, sia in architettura sia in politica. Io, senza entusiasmo, col senso che tutto è relativo, vado a mettere il mio pezzetto nella nuova colonna. Questo è il tempo in cui ci è dato di vivere, non un altro. Sosterrò la Bindi, nonostante la Bindi stessa e nonostante il tempo. Se mai me lo avessero detto non ci avrei creduto.

  2. Nel caso fossi andato a votare avrei votato la Bindi pure io. E se mai me lo avessero detto non ci avrei creduto. :)

  3. Il foglietto è piantato anche nel mio occhio. Ergo: con l’euro ti offrirò un caffè. E con vero piacere, in quel caso…

  4. non so se lo voterò nel 2011, dipende…però andrò oggi ad esprimere la mia scelta..perché questo partito deve esserci e confrontarsi con chi lo ha votato..le “anime belle” non servono, serve ancora il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà (anche se le tue considerazioni sono più che condivisibili..)

  5. Mah, io ho votato da poco più di due ore e ancora non so se ho fatto bene o male. In un’altra vita Veltroni mi piaceva e mi convinceva più di tanti (tutti) geronto-dirigenti del partito; ora ha indossato un saio curioso e mi fa un po’ ridere questa sua letizia francescana della politica, oltre a farmi anche un po’ in…..re perché vorrei politici capaci, parlando(mi), della categoricità di Matteo 5,37 (e lo dico da ateo convinto: anche in politica, se così posso dire). Perciò ho votato Bindi, perché a naso, a pelle e a orecchio le sue parole erano le meno retoriche in circolazione. Da qui (da queste sensazioni parzialmente irrazionali) mi è venuto l’istinto di andare comunque a votare, perché ha preso il sopravvento l’idea che comunque, Veltroni o non Veltroni, 5 o 50 liste per lui, ecc., ecc., ecco, mi pareva (pare) che l’istituto democratico mantenesse (mantenga) una sua ragione d’essere anche in questo caso e potesse (può) costituire l’unico argine all’allegra deriva plebiscitaria orchestrata a Roma.
    Dei politici locali per fortuna non so niente, ma se devo giudicare sul metro dei politichini che governano (?) nella provincia dove abitavo fino a cinque anni e mezzo fa, il panorama è sconsolante, anche – ah, la diversità! – in tema di legalità (la vecchia battuta di “Cuore” riadattata: Torna l’ora legale, panico tra i diessini.)
    Si è purtroppo allargato a dismisura, anche per me, il numero dei partiti (e delle persone) da non votare: scivolo implacabilmente verso il grillismo…

  6. oggi pomeriggio sono andato alla sezione (non tanto convinto) e quando ho visto la gente del quartiere fare la fila fin fuori in strada con l’euro in mano, beh matteo, ti confesso che non è stata una brutta sensazione.

  7. Effe-ttivamente arriva puntuale una sorta di benedizione sulle iniziative che ottengono una larga partecipazione. L’atto di benezione è: “una bella prova di democrazia”. E’ certo vero che la “democrazia” privata delle sue “forme” non sarebbe nulla, ma… c’è un ma: e la sostanza, interessa a qualcuno? Misteri, democratici.

  8. Per ora sono soddisfatto di appartenere alla minoranza dei non-votanti

    “Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste, cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c’è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un’isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d’accordo con una minoranza…e quindi…”

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