Piccoli inferni coniugali

“I 21 racconti brevi di “L’amore e altre forme d’odio” costituiscono, per compattezza stilistica e di temi, un dispositivo: ogni giudizio che cerchi, a posteriori, di riassumerne la natura sancirà, di fatto, l’avvenuta attivazione del dispositivo. Quando si dirà “ferocia”, “violenza”, ” malattia”, “incubo”, si sarà presa una posizione interpretativa, si sarà attivata una reazione alla forma del dispositivo dei racconti. Questi sono costruiti, infatti, come una trappola, quindi come ogni buon racconto dovrebbe essere costruito: il lettore si sporge, guarda dentro, gira lo sguardo per le stanze, dentro queste case, tra i personaggi. E mentre cerca di sfuggire all’auto-riconoscimento in questo o quel tratto di queste vite coniugali disgiunte, ecco che il dispositivo dei racconti è già entrato in funzione: non nella possibilità d’identificazione, ma proprio nel disperato tentativo di sfuggirvi cui costringe chi legge” [l'inizio è su Vibrisse, grazie al "potere ascoso" di D.P.]

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