De anima – Capitolo Primo

Alla fine ho capito che, da vecchio, ma da molto vecchio, riuscirò a scrivere un saggio di filosofia dal titolo indicativo di “De anima”, cercando di fare caso il meno possibile ai colleghi che in passato (Aristotele, Agostino, Tommaso tra gli altri…) si sono confrontati sul tema. Ora, il mio saggio dovrebbe comporsi di una serie di metafore descrittive dell’anima raccolte nel corso dell’arco dell’intera vita e, nel caso dovessi essere impedito nell’impresa per qualche imprevisto sopraggiunto, lascerò precise volonta testamentarie affinché Sara prosegua, se lo vorrà, la raccolta di immagini descrittive della sua anima. Questo proposito mi è venuto in mente stanotte, in uno stato di semi-coscienza, tra le 2 e le 3 di notte, mentre cercavo di riaddormentarla, riportandola dentro al sonno e al tepore delle sue coperte da grida semisonnambule attraverso le quali lei affermava di voler uscire dal lettino. Nelle fasi di intersonno tra il mio periodico tornare a letto e il reiterarle un mantra calmante (“Papà è qui con te, fai la nanna….”) ho avuto l’illuminazione circa quella che in una poesia avevo chiamato sinteticamente la “ginnastica posturale dell’anima”:  ci sono stati mentali, emotivi, orientati positivamente di cui è necessario – per vivere bene  (eu zein) – semplicemente conservare memoria, così come si impara una posizione corporea. Qui si ripropone un’idea di anima-labirinto, quindi, all’interno della quale districarsi, come con un filo di Arianna, alla ricerca di quegli atteggiamenti spirituali, emotivi, cogitativi che ci portano in una condizione di maggiore felicità e benessere. Conservare memoria di una posizione per riprodurne gli effetti benefici. Capitolo Primo.

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