Il fascino della divisa

No, non scriverò, come il titolo parrebbe alludere, della seduzione delle donne separate. Piuttosto, alla lettera, della deriva para-militare, da regime-soft, che si è  affacciata all’interno di un mio sogno di qualche notte fa, proprio dopo aver ascoltato, prima di prendere sonno, un po’ del discorso del premier alla parata fondativa di questo nuovo (?) movimento populista-mediatico che così bene interpreta i desideri, i sogni, le speranze e le paure (metus e spes, spinozianamente) degli italiani. Prima di raccontarvi cosa ho sognato riutilizzo una citazione di Pontiggia che mi è sempre piaciuta molto, proprio perché un tempo, più di adesso, avevo l’abitudine di trascrivermi i sogni in un quaderno (a mia futura memoria e auto-decifrazione) e non inseguivo il prossimo perché li ascoltasse. Anche se mi piace, d’altro canto, ascoltare i sogni altrui e inventarmi spiegazioni da offrire (sul tema poi ci sarebbe da citare tutta la critica di LW all’interpretazione dei sogni di Freud, oppure il ruolo dei sogni e della trascrizione dei sogni nell’opera di Kafka ma è tutta un’altra faccenda….)

Pochi argomenti sono così noiosi come i sogni (degli altri). E la psicanalisi ha aumentato l’imbarazzo. Non interpretiamo più quello che sogniamo, ma sogniamo quello che abbiamo interpretato”  (G. Pontiggia,  L’isola volante)

Dunque, ecco il sogno che ho fatto: mi trovavo in una piazza (simile a Piazza Matteotti a Sarzana) vestito da militare, con una tuta mimetica e un pesante zaino. Io sapevo di essere un marinaio, anche se la divisa non aveva i colori della marina. Tutte le persone, per strada, erano in divisa da militare: chi blu, chi verde, chi di qualche corpo di polizia. Tutte le strade erano occupate da persone in divisa, divise in gruppi omogenei. Tutti si assiepavano ai bordi di una strada, come in attesa di un corteo di auto ufficiali, autorità, capi di Stato. Io guardavo la folla agitarsi eccitata dall’evento, portavo il mio zaino: ero di ritorno in città da solo, come sbarcato da un lungo viaggio, un po’ spaesato, come se rientrassi in un Paese che non riconoscevo, dentro un entusiasmo collettivo che non riconoscevo. La gente in divisa inizia a spingermi al bordo della strada, la piazza si riversa verso la strada, sta passando il corteo di autoblu. La folla bisbiglia i nomi di finibossiberlusconi. Le macchine tagliano in due la folla di persone in divisa, che si scansano festanti e urlanti. Io rimango attonito, col peso dello zaino che mi sbilancia, stanco. Guardo dentro i finestrini scuri, non vedo nessuno, solo delle ombre scure dietro ai vetri antiproiettile. La folla mi spinge, faccio un passo indietro. Barcollo sotto il peso dello zaino e della gente in divisa, urlante. Fine del sogno.

Ecco cosa hanno prodotto, sulla mia sfera onirica, pochi minuti di visione del discorso di Berlusconi su Retequattro, prima di dormire, qualche sera fa. Forse è anche per questo che non è igienico per l’anima tenere la televisione in camera da letto. Voglio rassicurare il lettore: i miei sogni non hanno mai avuto poteri di preveggenza. Sino ad oggi.

One thought on “Il fascino della divisa

  1. Ciao,
    mi chiamo Luca e ti scrivo dalla redazione di Showfarm. Ci piacerebbe avere un tuo contatto per farti una proposta. Il mio indirizzo mail e lucaf10@hotmail.com.
    Ti ringrazio per la disponibilità.
    A presto,
    Luca

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