L’antica modernità di Javier Girotto

Questo è un panegirico. Ed è anche una linkografia imperfetta: metto insieme un po’ d’indirizzi, url che urlano d’essere visitati, cliccati, ascoltati. Tra i miei saxofonisti (e multistrumentisti) contemporanei preferiti ci sta Javier Girotto. Quando un timbro, uno stile, una poetica artistica mi piace cerco sempre di capirne il motivo: questo mi costringe a sciogliere in concetti le sensazioni uditive, la semplice sensazione puntuale che, ascoltando un disco, un brano, si condensa per ognuno di noi nel “questo mi piace”. Ecco, la musica di Girotto mi piace molto, perché mi piace il suo approccio allo strumento ed alla musica jazz intesa come serbatoio infinito di valorizzazioni, scomposizioni e conservazioni di tracce etniche, popolari, contemporane e antichissime. La sua voce strumentale, estremamente lirica e personale nel sax baritono, è tanto convincente e originale anche al soprano così come ai flauti.

Ecco, quindi, una breve linkografia imperfetta su Javier Girotto. A partire da un disco che mi regalò Flounder (che ancora ringrazio a distanza di tempo…) il bellissimo “L’amico di Cordoba” (con Peppe Servillo e Natalio Mangalavite). Una nutrita raccolta di ascolti si può trovare nella pagina della sua discografia ufficiale.

Molti altri brani sono ascoltabili nelle varie recensione ai suoi dischi su Jazzitalia. Tra i tanti mi piace segnalare un album dove Girotto è ospite,”Viaggio nelle terre dei Lucani” (del chitarrista Dino Plasmati) dove il timbro di Girotto è utilizzato molto efficacemente.

3 thoughts on “L’antica modernità di Javier Girotto

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