Un angolo di corridoio. Ma si affaccia sui libri, compagni di vita essenziali per chi ha scelto di essere ‘da grande’ un ‘uomo di carta’. Del resto, è qualche cosa che in parte è ereditario: lo dice la foto di mia madre da giovane, sullo stipite della porta, quando ancora io non esistevo. Poi a un certo punto sono venuto al mondo, ‘da piccolo’. Nei primi anni Sessanta giocavo con i calciatori e i ciclisti del «Corriere dei Piccoli»: li ritagliavo e ci facevo fantastiche partite (o giri d’Italia) sul campo di un tavolo. A un certo punto, i vecchi ‘corrierini’ sono andati perduti in un trasloco. E, del resto, le loro figurine ne erano state da tempo separate. Ma sono riuscito a rintracciarne alcuni. E sono qui, tratto che sento minuto, ma importante, di me come della mia casa.

Fino da quando ero piccolo, abbiamo sempre avuto in casa questo busto di gesso. Mia sorella e io ci giocavamo. Gli abbiamo messo una volta il rossetto, e ancora ne reca labili tracce. Sotto la sua bianca pelle di richiamo all’antichità, è parte anch’esso di una storia minuta, familiare e personale. Alla fine è rimasto nella mia casa. L’ho messo accanto a quadri di amici pittori che illustrano le Bucoliche di Virgilio. La cornice dei quadri più piccoli è una serie completa di ‘miniature’ del valente pittore di Siena Vittorio Fosi, una per ciascuna delle dieci ecloghe virgiliane. I pastori al centro (dalla nona ecloga) sono del romano Luigi Civerchia e risalgono a quando la prima volta cercai di guardare al capolavoro di Virgilio con il telescopio di alcuni miei versi. Vassoio, tazzine e zuccheriera sono il dono di una cara amica per la nuova casa. Non manca accanto a tutto ciò un libro di poesie sulle case, liriche molto amate, di un caro e valentissimo amico. Sotto, una madia in arte povera che, come si vede, si sta crepando (al suo interno: vecchie foto e molte polverose cartelline di progetti letterari passati).