Stamani pensavo ai cambi di prospettiva, al primo piano e allo sfondo, ai racconti in primo piano e a quelli che si muovono sullo sfondo. E come si fa a scriverli? Tu metti a fuoco, in modo alternato, lo sfondo e ciò che sta in primo piano. Nel quartiere dove abito attualmente ogni tanto ci parcheggia una Porsche bianca. Non tutti i giorni, solo alcuni giorni. Parcheggia vicino a delle case dove abitano dei ragazzi transessuali, che io li incontro a fare la spesa alla Coop, prima di cena, e sono belli a vederli scegliere lo zucchero, l’impasto per le torte, le cose domestiche, insomma, che comprano loro come compriamo noi; e ormai, penso, l’unico posto dove non esiste più un “loro” e un “noi” per nessuna categoria di persona è proprio il supermercato, la Coop prima di cena; ci vado a fare la spesa ma se fossi uno studente di antropologia ci andrei a scrivere la tesi di laurea, e la scriverei sui trans che fanno la spesa, intervistandoli, e anche sulla Porsche che parcheggia sotto casa loro. Mica lo so se quello della Porsche bianca va davvero a trovare quei ragazzoni belli, truccati e dai capelli lunghi (non so come il politicamente corretto vorrebbe che li chiamassi, al maschile o al femminile, e ancora non mi sono trovato a doverli raccontare, spiegare, a Sara…), però mi sono fatto questa idea qui, magari è sbagliata, magari è solo un racconto fuori fuoco, come la foglia sul vetro.