Improduttività

Esistono forme di scrittura non pianificata, spontanea, rapsodica, la rete ne è piena; il rapporto tra quanto vado ancora scrivendo qui, un “qui” che negli anni passati era tema di concettualizzazione forte, e quanto viene assorbito dagli status delle reti sociali (pulviscolari, di necessità) è lo stesso che passa tra gli sms e la posta elettronica, forse. Alla fine mi accorgo di quanto sia stata improduttiva la mia scrittura di questi anni, proprio come cifra mia, specifica. Io tendo verso una scrittura improduttiva, frammentaria, dispersiva. Se a volte il progetto, la cornice, così mi è stato fatto notare, ha avuto una funzione rassicurante e sovrabbondante rispetto ai singoli risultati che andavo scrivendo (poesie, frammenti, progetti abbandonati, autopromozione di sé sempre fuori scala, fuori obiettivo, fuori-fuoco), l’attendere da me stesso il salto (di qualità, di quantità?) è una specie di alibi che permanentemente sposta in avanti, nel futuro, una qualche forma di “realizzazione di me”.

Dispersivo e divagante, inconcludente, le cose “migliori” che ho scritto (forse) stanno sparse, regalate, dedicate, inedite, in monologhi e poesiole. Nei progetti incompiuti, quindi. In corso. Dissestàti. Nel “dissesto”, nel “gratuito”, nella “inconcludenza” riconosco la mia cifra più autentica e sincera. Allora ritrovo quello che vorrei dire in un mio “status” di Facebook del 24 aprile scorso: A volte pensa, ma solo quando è molto stanco, che tutto questo sia solo l’eterna rincorsa a uno stare ulteriore, che è anche uno scrivere ulteriore, e che però il salto non arrivi mai, eterna rincorsa di un salto che non arriva e al quale si potrebbero dare molti nomi diversi, come il diventare chi si è e non chi si potrebbe essere, o il trovare la parola che ti fa smettere di pensare. L’incompiutezza come forma di compiutezza paradossale.

3 thoughts on “Improduttività

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