Nella trottola disegnata
dalla piramide dell’età
mi trovo al centro, là dove la pancia s’allarga,
tra i quaranta e i quarantanove,
in alto la punta sottile dei centenari
e in basso la base larga,
ma non troppo, degli infanti.
Sembra un albero di Natale,
diviso in rosa e blu, di qua
i maschi, di là le femmine,
lo trovo in una pagina enciclopedica
cercando la mortalità dei bisnonni,
quella nostalgia retorica dei bei tempi andati
in cui si era vecchi a sessant’anni
e la “speranza di vita” era
un’idea sconosciuta perché erano
ancora impegnati tutti a condurre
una vita di speranza.
Allora alla mia pancia
corrisponde questo adipe grafico
e anagrafico che allarga al centro
il numero dei miei coetanei: siamo
destinati a un’interminabile vecchiaia,
forse solo un poco disperata.