Covo sassi

Il medico disegna i reni sul foglio
come due grosse ovaie da cui covo
quest’uovo pleistocenico, fossile,
un sasso di un centimetro incastrato
in fondo all’uretere, sopra la vescica.

La mia cova è questo pietrisco inerte?
E le poesie, allora? E il corpo abitato?
Tu leggi “Reni” per ritrovare motivi
di questo malanno che ostruisce,
dolori non smaltiti, ingiustizie
del mondo calcificate in ciottolo,
in riva al grande fiume che ci abita,
l’urina che mai ci può bagnare
due volte uguali.

La terapia ad ultrasuoni
del tuo canto notturno
applicato al fianco,
spero funzioni a smuoverlo,
nella discesa libera, il sassolino
che ho prodotto e che,
cullandolo, nel condotto
mi tormenta.

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