Lo Spock

LO SPOCK. Per molti di noi, atterrati sulla terra negli anni Settanta, il manuale di istruzioni perduto in dotazione ai nostri genitori era LO SPOCK, dal nome di Benjamin McLane Spock (New Haven, 2 maggio 1903 – La Jolla, 15 marzo 1998) pediatra e canottiere statunitense che raggiunse la fama con la pubblicazione del libro di consigli alle madri “Common Sense Book of Baby and Child Care”. La copia che conservo di quel libro, pubblicato originariamente nel 1946 e tradotto in tutto il mondo, sembra una bibbia laica, rossa e nera, un volumotto di circa 700 pagine pubblicato in Italia da Longanesi, nel 1954. Me l’ha regalata mia mamma, quando è nata Sara, 11 anni fa. Nel libro, le orecchie segnano le pagine che interessarono di più i miei genitori nell’allevarmi: il sonno, il pianto. La leggenda familiare vuole che fino ai due anni io piangessi in modo tanto violento da perdere il fiato e smettere di respirare, fino a diventare cianotico (vedi L’ELETTROENCEFALOGRAMMA).

Lo Spock è una specie di antonomasia di “consiglio pediatrico” e, sfogliandolo, copre una casistica sterminata e, soprattutto, un arco temporale molto lungo, dalla nascita alla pubertà. Sul presunto permissivismo consigliato ai genitori dal dott. Spock non saprei dire. Ne ho trovato traccia, però, anche nei ricordi di Anna Castagnoli, (vedi SUPER8, Topipittori 2010 http://www.annacastagnoli.com/super-8-unautobiografia-infa…/) e, probabilmente, anche in un episodio di “pittura d’interni” che mi riguarda (vedi IL MURALES). La fortuna dello Spock, ho pensato, forse deriva anche dal fatto che quarantanni fa nelle librerie il settore puericultura non era così nutrito come oggi. Nelle librerie di catena il settore dei libri dedicati alla cura dei neonati, lo avrete notato, è tre volte grande quello dedicato alla poesia. Eppure si fanno meno figli e TUTTI scrivono poesie. Dalla qual cosa potremmo trarre il falso sillogismo, ma di una certa suggestione, che si fanno meno figli perché si scrivono troppe poesie. Mi dichiaro innocente, comunque.

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