Gli argentini

GLI ARGENTINI. Un anno a Sarzana arrivarono gli argentini. Erano esuli, esiliati dopo il colpo di stato. Siamo nel 1976. L’esilio per molti di loro costituì una parentesi dove continuare a formarsi per poi combattere la dittatura. Usavano nomi e documenti falsi, per evitare di farsi rintracciare dai servizi segreti argentini. A Sarzana si installò una piccola comunità di argentini ma anche una scuola di formazione politica, organizzata da Julio Santucho, fratello di Mario Roberto Santucho, leader politico morto nel luglio del ’76 per mano dei militari. A Sarzana erano ospitati in un ex ospedale. I miei genitori facevano parte di quella comunità di persone che familiarizzarono e solidarizzarono con gli esuli argentini, diventandone amici. A Sarzana, ma anche in altre zone “rosse”, fu molto forte il legame tra popolazione locale ed esuli. Una grande rete di solidarietà per tutti, tranne uno: io. Non amavo andare a “trovare gli argentini”, una sera o un pomeriggio o quando accadeva. Non potevo avere lo stesso convinto impegno politico dei miei genitori e in più per me ogni forma di socializzazione forzata (e stare al mondo è una forma di socializzazione forzata) era faticosa. Bevevano uno strano té, suonavano la chitarra, avevano forse anche bambini con cui dovevo familiarizzare? Ma perchè non aiutarli a casa loro? Mi spiace confessarlo ma negli anni della massima espansione del PCI forse io ero leghista. Avevo quattro anni.

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