Nelle case dei poeti – Andrea De Alberti

Sotto dove riposano i batuffoli di cotone per il caldo, dici tu, per la pesantezza del letto, per l’aria e per i microrganismi, sebbene le zanzariere, dici tu, sotto dove riposano i ganci d’acciaio del pavimento, i tiranti della casa dove riposa sotto la vicina che deve vendere da un anno e il soffitto della scala che abbiamo perforato nella ristrutturazione, sotto dove c’era un tempo nel 1915, penso, un teatro e la biblioteca, dove la gente saliva, a buon ricordo dell’ingegnere che ci ha fabbricato la casa per il bisogno di povera gente, allora povera, dici tu, sì, sotto dove l’acqua del Ticino avrà allagato le cantine dei condomini vicini ma salvato il nostro luogo, sarà rimasta a formare un’isolotto di gioia. Sotto dove c’erano le vecchie strade medievali entro le mura, la gentaglia di notte fuori le mura, le prostitute, i ragazzi con i coltelli, partiamo da sotto per vedere la facciata di San Teodoro cosicché quando siamo in alto ci sembrerà già di essere in chiesa. Sotto dove, quando l’abbiamo vista siamo dovuti salire 173 gradini, mancavano i balconi, mancava il box, mancava il ripostiglio, dalla cucina arrivavi al bagno, c’erano due corridoi e due stanze enormi, ma da sopra se ti affacciavi un attimo Pavia si sbilanciava avanti e indietro, era un’altalena, era una collina, era Roma con la Cupola, era tutta rossa.

Sotto dove scende il cane a fare pipì, dove la gatta sforna nove gatti alla volta, dove l’oleandro è di una sola persona che ha il box e l’appartamento più grande, dove lasciamo le bici, sotto dove ti passano in casa trenta persone a venti metri di altezza, dove si arriva al fiume in un secondo. Sotto dove, c’è uno sposalizio al giorno, con le macchine belle, le spose bianche, gli sposi blu, dove passano i tedeschi con i sandali e i calzini bianchi, i puncabbestia con le peroni e i cani, dove la prospettiva porta in un angolo di mattoni grigi, e poi nella piazza della Rovelecca, dove lo sguardo è testoriano. Sotto dove ci sono i bambini all’oratorio di don Bruno, il campo di calcio sembra incantato, il canestro è ad altezza d’uomo, dove tutto è più facile, sotto dove, alla Snia maltrattano i neonati, incendiano bidoni, dove tutto è a bassezza d’uomo, dove un giorno fiorirà una nuova area residenziale, con i cortili privato. Sotto dove sarà passato pure il duce a inaugurare la strada e la nostra casa, lo ha detto la signora del cane, fiera del fatto, orgogliosa di abitare in siffatto palazzo, sotto dove, c’era la casa degli Eustachi adesso casa dei gatti, quaranta ne ho contati l’altro giorno quando passavo, sembrava piazza Argentina o un carruggio di Genova, sotto dove, Pavia si sviluppa in periferia sbilanciandosi in avanti come un ciclista dopato. Sotto dove è così semplice fare la spesa, al DìperDì di piazza del Duomo, salendo via dei Liguri fino al mercato, sotto dove, ci saremo passati mille volte da bambini a porta Calcinara e dove ho fatto due volte la patente, sotto dove, gli ausiliari dormono sui cofani delle macchine per metterti le multe che servono a fare il Festival dei Saperi. Sotto dove partono le rondini per mangiare le zanzare, come una battaglia stellare, dove i nostri amici arrivano e dicono che bello sembra un loft newyorkese, dove il capolavoro è la vista, la luce. Sotto dove e sopra dove arriva tutta la nostra luce che come in un polittico entra nelle nostre figure in ogni stanza, anima lo sguardo di chi ci vede nella nostra casa, sembra una festa.

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