Nelle case dei poeti – Paolo Albani

La mia dormeuse (la chiamo così perché ha due spalliere di diversa altezza) dorme da tempo in modo profondo, ha l’aria un po’ sbattuta e sognante, è sempre in disordine, le piace pigreggiarsi, mettersi in posa, abbandonarsi alle gioie del dolce far nulla che non la portano da nessuna parte, eppure, non so bene perché, non vede l’ora che mi adagi su di lei, mi aspetta, mi tenta, mi sollecita anche nel pomeriggio, quando fuori c’è ancora luce; basta che io mi disponga a accostare le persiane della porta-finestra per creare una parvenza di penombra e la mia dormeuse diventa il mio rifugio, il salvavita di qualche minuto di riposo.
A volte ho l’impressione che la mia dormeuse – furbetta – faccia finta di dormire, che mi spii con discrezione senza lasciarlo intendere, che voglia prendere le distanze dalla mia pigrizia per sentirsi libera di fare i propri comodi. È accomodante la mia dormeuse, non c’è che dire.
Forse la verità è che le dormose non dormono, ma si limitano soltanto a far riposare chi è stanco

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