La vita privata

Nel bel racconto La vita privata di Daniele Garbuglia (Edizioni Casagrande) troviamo una abrasione dell’identità attraverso la luce. Come la sovraesposizione nelle foto, quando l’immagine diventa tutta bianca e si intravedono appena incerti i dettagli delle cose. Allora questa scomparsa dell’immagine di sé genera uno sguardo che consente di “accorgersi” del mondo, e degli altri, del prossimo, della realtà nella sua nudità, o violenza. Garbuglia fa un uso narrativo della luce che ricorda da vicino Silvio D’Arzo e che dà forma a un racconto morale perfettamente riuscito. Un uomo si sveglia al mattino e la sua immagine, il suo sembiante, è scomparso: ridotto a pure voce, a sensazioni di un corpo che c’è e manca al tempo stesso, deve ricostruire la propria identità in mancanza di un pezzo di sé, il suo apparire andato in frantumi.

È un racconto che ha una forte dimensione etica, sottopelle. Un’idea del prossimo che appare, improvvisamente e sconosciuto, l’alterità come un continente inattingibile e reso visibile proprio dalla scomparsa di sé: l’immagine di una baraccopoli suburbana, la vita degli altri che traspare dai vetri delle case, le case come entità monadiche che custodiscono vite appartate, in “appartamenti”, appunto (il tema della casa è centrale in un precedente lavoro di Garbuglia, Home)

Garbuglia ha una scrittura nitida e architettonica, il materiale lessicale levigato usa una luce fredda e cinematografica, quasi documentaristica, capace di raccontarci i tratti di una realtà a tratti minacciosa (la raffineria che illumina la costa, l’allucinazione dello scoppio della raffineria, la realtà come intrinsecamente violenta, il lupo che si affaccia nella notte di fronte alla finestra del figlio…). La sottile inquietudine che lascia al lettore La vita privata è un segno, per me, della sua natura squisitamente letteraria e di quanto sia riuscito questo bel racconto di Garbuglia.

Qui l’incipit del libro

Daniele Garbuglia è nato a Recanati nel 1967 e vive a Senigallia. È autore del racconto Fagotto e Sparafucile (Pequod, 1998) e della serie di libri per ragazzi Soqquadro (Giunti, 2006). Per le Edizioni Casagrande ha pubblicato i romanzi Home (2004), Musica leggera (2009) e La vita privata (2016). Per l’editore Quodlibet  ha curato l’edizione di alcuni racconti di Silvio D’Arzo, L’uomo che camminava per le strade (Quodlibet, 1993), le Poesie della fine del mondo e Poesie escluse di Antonio Delfini (Quodlibet, 1995) e l’antologia di racconti Recanati, la città raccontata (Recanati, 1998), oltre ad aver redatto la bibliografia degli scritti di Franco Scataglini (Il lavoro editoriale, 2000).

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