Abbiamo usato il verde, il grigio o il turchese
per scrivere del bianco, in modo che fosse
più interessante la descrizione del bianco,
ma ora vorrei invece parlare del bianco
chiamandolo bianco, restituire alla parola
i contorni che aveva, e scrivere una poesia
dove il male è male
e il bene, bene;
dove il giusto appare giusto
anche a chi non sa ancora scrivere
o leggere, dove le cose hanno la consistenza
delle cose, una poesia, mi direte, elementare,
didascalica, didattica, per nominare
ciò che accade, quando accade.
Ad esempio chiamare “razzismo” il razzismo,
o “schiavismo” il caporalato,
o “fascismi” le crescenti intolleranze
non solo xenofobe, e di ogni colore.
Allora questa poesia non sarà più civile
per ellissi, stile, proposito ma si propone
di dire, come dice il proverbio, pane
al pane, sempre più amaro, del presente.