Eppure devo dirti che, da lettore, anche a me interessano queste scritture allo specchio, le domande agli scrittori che devono confrontarsi con la pratica dello scrivere, anche se, che poi è questo che genera l’intervista, continuamente, quando le leggi, hai l’impressione di un ventriloquio, di un doppiarsi con la propria stessa voce testuale soltanto spostata un poco in altra posa. Ora in posa autoriflessiva, o anche, a volte, autoassolutoria o di autopromozione. Insopportabile, quindi. Voglio dire che queste forme di intervista sono interessanti e insopportabili allo stesso tempo…
Intervista di Gianluca Garrapa per la sua rubrica I luoghi e il corpo della scrittura.
Qui l’intervista completa