Dal corpo psicosomatico

Martedì ho tenuto una lettura/seminario a Roma, alla Facoltà di Psicologia, all’interno del corso “Intervento psicologico clinico nella patologia somatica”. Il titolo che avevo dato al mio intervento era “Il Corpo in Poesia. Case, condomìni e corpi abitati”. Non so se ho parlato di quanto promesso nel titolo. È stata, per me, una bellissima esperienza l’incontro con gli studenti, e con le loro osservazioni. Ho letto testi di Marcoaldi, Magrelli, Szymborska e, si parva licet, miei per illustrare alcune prospettive sul racconto del corpo in poesia e, soprattutto, sulla natura linguistica dell’espressione della vita psichica. Ho cercato di convincere gli studenti ad includere la poesia tra i loro “consumi culturali”, invitandoli a cercare in libreria, e leggere, poeti contemporanei.

E ho provato a convincerli, pure, che il linguaggio poetico è il luogo dove la natura linguistica e comunitaria delle emozioni trova piena realizzazione. Cerco le parole non per descrivere i miei vissuti emotivi, ma le parole che danno forma a quei vissuti e li rendono condivisibili comunitariamente, a una comunità di parlanti che li riconosce e li fa propri. Se le emozioni sono costituite da un tessuto linguistico, quindi condivisibile, e non gli attori di un teatro privato al quale solo io ho accesso, allora la poesia è il gioco linguistico in cui noi allarghiamo il campo di esprimibilità e conoscibilità delle emozioni.

(Nella foto, la vetrina della Libreria Kappa, in Via degli Apuli, di fronte alla Facoltà di Psicologia, dove un Freud disegnato, guarda caso, proprio da Guido Scarabottolo, veglia sulle copie di “Dal corpo abitato”)

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