Cravatte

Le prime, le più antiche, portate a quattordici anni, in quarta ginnasio, sfidando gli sfottò. Quelli di quinta mi trattenevano sul bus, per non farmi scendere alla mia fermata. Le indossavo, forse, per aderire meglio al prototipo del “secchione”, occhiali e brufoli d’ordinanza? Di lana, in maglia di lana, monocromatiche, ad imparare il nodo più semplice, ripetuto più volte. Ne ricordo una, invece, la prima di seta, griffata, comprata a Trento, per caso. Le regimental, di solito, ereditate dai padri o regalate, a Natale. Erano talismani, già dall’adolescenza, feticci, amuleti protettivi che spingevano a una prima cura di sé, per abbinarle al cardigan più adatto e, soprattutto, per apprendere una nuova grammatica: quale camicia sotto quale fantasia? Mai le righe sui quadretti! Regola e sua trasgressione, in fondo, s’imparano insieme, non solo nelle questioni d’estetica.

…continua su Le Storie dell’Armadio

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