L’ultima casa

Par ici, par ici! Per di qui, per di qui!”
gridavano i custodi del Père Lachaise
ai turisti ancora vaganti all’orario di chiusura,
dentro la cittadella turistica, i morti illustri.
Chi non aveva già la mappa del tesoro
(e Chopin dove sta? Dove sta Balzac?
e Proust? E Abelardo con Eloisa?
La Piaf l’hai vista tu? E la Bernhardt? Modì?
No, io solo Comte e Apollinaire…)
fotografava il cartello coi numeretti
all’ingresso, la tombola delle tombe:
47, morto che canta!

E’ l’ultima casa che diventa monumento,
il cimitero si fa stradario, dedalo, quartiere:
cerco la 85esima divisione, dove sta Proust,
dopo una piccola salita, mi oriento
col colombario e accanto il crematorio
intanto sbuffa un fumo denso e nero
che il vento porta a terra.

Allora cambio corsia
per non respirare qualche sconosciuto
(mentre ricordo che per lungo tempo
il forno comunale di Pisa fu fuori norma
proprio per l’emissioni in atmosfera,
l’inquinamento da parenti
come ultimo lascito ereditario).

Par ici, par ici! Per di qui, per di qui!”
gridavano i custodi del Père Lachaise
ai turisti in discesa dalla collina,
la coppia con le birre in mano
seduta da Jim Morrison accanto
a noi devoti di Poulenc,
Dukas e Bizet.

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