L’insonnia si cova, come l’influenza e poi, a volte, arriva da sé, frutto maturo che cade dall’albero dei pensieri. In strada, intanto, ballano fino alle due di notte, ed è martedì. Leggo qualcosa sul divano, poi torno a letto per provare a dormire. Tra le tre e le cinque. Alle sei e mezzo i vicini iniziano ad agitarsi, perché il bimbo piange. Alle sei e quaranta mi alzo a togliere la sveglia, per non farla partire alle sette. Mi accorgerò dell’ora giusta senza rumore. Quando si è dormito poco, poi, uscire presto al mattino è per me, paradossalmente, una liberazione. Alle sette e un quarto sono in strada, compro una brioches ed entro in ufficio alle sette e ventisette.