Abbiamo spostato il piano,
dalla camera da letto al salotto,
in tre, due montatori albanesi
con me che piegavo le gambe
per proteggere la schiena.
Non è che potreste darmi una mano,
finito di montare l’armadio?
Ho questo pianoforte
e da solo non posso spostarlo.
Avevo pietito l’aiuto
con il senso di colpa
proporzionale al peso
che chiedevo loro di spostare
e più avanzavamo nel corridoio
più l’anima di ghisa
si appesantiva nelle mani, dentro i tendini
delle ginocchia, come se
non rigare il pavimento valesse
qualsiasi lesione vertebrale.
Accade lo stesso
con gli spostamenti dell’inconscio:
a volte, pur di non graffiare una piastrella,
ci si rompe la schiena.
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