Pensar per status

Ieri sera, prima di andare a dormire, con Sara siamo capitati sul film di Miyazaki, Il mio vicino Totoro. E’ un film che non avevo visto. Sara era rapita dalla vicenda delle due sorelline, erano gli ultimi dieci minuti del film. Con Miyazaki non so mai se l’organicismo magico delle sue opere risulti troppo perturbante per lei, se abbia già l’età adatta a digerirlo. Non abbiamo ancora visto, insieme, né La città incantata, né La Principessa Mononoke (capolavoro!) né Laputa e neppure il Castello errante di Howl. E nemmeno Kiki. Praticamente devo recuperare con Sara l’intera filmografia di Miyazaki! Me ne accorgo solo ora. Mi pare abbia visto solo Ponyo, che non è un gran film, tutto sommato. E non mi ricordo come, dove e quando Sara l’abbia visto, forse in dvd.

Mentre guardavamo finire il film, e Sara era già in pigiama, sul divano, che quando dorme con me, prima delle favole a letto, guardiamo sempre un cartone animato in dvd, pensavo che certi tramonti nei fondali dei film di Miyazaki sono più belli di quelli di Turner. Non è vero, però mi piaceva pensarlo. Questo ha a che fare con il dibattito su “costruzione degli immaginari”, “maestri” , “rapporto coi maestri” e “maestri immaginari”. Ma ha a che fare, anche, questo del pensare i tramonti di Miyazaki come superiori a quelli di William Turner, al fenomeno di una nuova “scrittura mentale”: a volte pensiamo per sintesi (ipersemplificatorie, ironiche, iperboliche) che vengano buone come status per Facebook. E questo mi dà molto da pensare.

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