Il Papa lascia


Ho sempre dialogato col Santo Padre attraverso questo blog, proprio per la difficoltà,  evidente fin dalla sua elezione, nel sentirlo sia “Santo” sia “Padre”. Ricordavo di lui – cercando di sintetizzarlo in prosa e in poesia -  i gusti musicali (diffidavo del suo suonare al piano Mozart anziché Bach..), il profilo umano, l’intellettuale, la fisiognomica. L’annuncio di ieri, certamente spiazzante, apre un nuovo capitolo nella storia della Chiesa moderna.

Il senso è quello di una svolta ancora tutta da decifrare e comprendere, e forse un poco alterata dalla coincidenza di un “sentire” artistico che, attraverso il recente film di Nanni  Moretti, ci aveva già fatto vivere (come l’inconscio fa attraverso i sogni) dal punto di vista “visivo”, e in parte emotivo, quello che poi è accaduto fattualmente. Alla mia sensazione iniziale, di otto anni fa, del “funzionario” che arriva al posto più alto in carriera (e mi tornava sempre  in mente quella storiella ebraica dove un  Rabbino, confrontandosi sulle rispettive carriere gerarchiche con un Vescovo e chiedendo cosa si diventasse dopo “Papa”, all’obiezione spazientita del prelato “E mica si può diventare Dio!? rispondeva serafico: “Bè, uno dei nostri c’è riuscito!”) dicevo, alla mia sensazione iniziale di “carriera teologica” che troverebbe conferma e corrispondenza in queste dimissioni “troppo umane”, gradualmente si sta affiancando la percezione del valore “metafisico” della scelta di Ratzinger.

Leggo, ad esempio, parole intense da parte di Enzo Bianchi, che vede nell’esodo di Benedetto XVI la sua piena risposta all’essere “successore di Pietro”. La locandina ritratta in foto, qua sopra, scivolata sul marciapiedi bagnato stamani, accostando in modo – per me surreale – un fatto storico all’ultimo risultato calcistico della squadra cittadina, è un bell’esempio della contemporaneità. Non saprei dire come, o perché. Io ci vedo condensata dentro l’impossibilità di alzare da terra, o da rasoterra (vedi molti commentatori nostrani), lo sguardo interpretativo sul presente. La decisione del Papa, più della recente finzione filmica che lo preconizzava, è etimologicamente “profetica”, poiché annuncia la necessità di un nuovo Papa e, con esso, di una nuova Chiesa. E lo sguardo ora deve essere rivolto, di necessità, a Oriente.

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