Da Baumgarten a Baumgartner, sull’estetica del volo

la capsula di Baumgartner

immagine tratta da http://www.lastampa.it/

Guardando il video del salto di Baumgartner, prima, e leggendo articoli di commento e metacommento alla sua impresa, poi, cercavo di ricordare dove avessi già assimilato e visto l’estetica che genera quel salto. Quale visione del mondo genera il salto dalla stratosfera ma, ancora meglio, quale estetica lo prevede, lo consente, lo anticipa? Dove avevamo già visto un tale iperbolico tuffo? Il contemporaneo è il territorio dove l’iperbole smette di essere tale, dove il limite, il record, diviene spazio abitabile per un singolo e, tramite i nuovi media, per tutti indistintamente. L’iperbole è quanto ci entusiasma nel volo di Baumgarten, perché incarna in senso letterale quanto l’estetica dei cartoon ci aveva abituato a vedere: un personaggio che si stacca in volo dalla Terra, fino a vederla nella sua interezza e curvatura, e che vi riprecipita a gran velocità (la velocità del suono).

Ora, i temi sono tre: 1) un elemento che direi prometeico (abbattere il “muro del suono” in caduta libera) quindi il tema della  “sconfitta della natura”, il limite espresso dal superlativo assoluto (il più alto) che è l’appeal proprio dell’attrazione da luna park; 2) un’estetica cartoonistica preparatoria (i voli e i salti dei personaggi nei cartoon Warner Bros, ma anche il parossismo splatter di Itchy & Scratchy – Grattachecca e Fichetto nei Simpson -; 3) l’alto tecnicismo e la para-scientificità dell’iniziativa sponsorizzata da una nota bevanda “energizzante” che ha legato negli anni il proprio marchio a tutta una serie di “eventi”, record, manifestazioni “sportive” che attingono all’estetica del limite (segnalo, tra parentesi, che tale bevandaccia gialla nel nostro paese – un poco cialtrone su certe cose – non ha alcuna regolamentazione al consumo, come avviene in paesi più accorti. Anche se, recentemente, anche il nostro Ministero della salute si accorto che  “non va trascurata la presenza di consumatori adolescenti” per un prodotto a loro sconsigliato. (Segnalo, a proposito, questa campagna di sensibilizzazione – tra il rassicurante e il paternalistico – Infoenergydrink)

 

Il Baumgarten che cito nel titolo, per puro amore di assonanza  col recordman austriaco Baumgartner, è stato quello che ha coniato il neologismo “estetica”, a metà del Settecento, fondando di fatto “l’Estetica” come disciplina interna alla filosofia. Quindi, dove sta la “bellezza” che percepiamo nel salto di Baumgartner? Sta in un mix molto sapiente di elementi, arcaici e moderni, rivestiti da un marketing globale dal potere inarrestabile. La missione “Stratos” è la missione di una marca globale che sull’idea di limite, di record, di “estremo” vive ma la cui finalità propria, la propria ragione sociale, è, alla fine, vendere più lattine possibile nel mondo della propria bevanda. L’estetica delle immagini nella diretta streaming youtube vorrebbe pescare da Kubrick, forse, e dalla fantascienza “alta”, ma mantiene aspetti “pop” e ” di massa” (i cartoon dicevo). Speravo di trovare un’analisi estetica, appunto, su qualche rivista letteraria on line, mentre ho trovato la semplice e nuda riproposizione del video (ad esempio, qui).  La bellezza delle immagini del salto dell’uomo dalla stratosfera alla terra è, quindi, non smontabile  o commentabile ma solo “mostrabile in sé”.

Il salto di Baumgartner (metabolizzato subito in un fotogramma, in un meme, da usare per parodiare il presente e la cronaca nei suoi più disparati risvolti) verrà, per questa sua non smontabilità, dimenticato e superato in tempi relativamente brevi (dato anche il fatto fausto – ma mediaticamente increscioso – che il saltatore è sopravvissuto al salto) se pure è stata un’impresa capace di emozionare un astronauta (vedi le dichiarazioni di Paolo Nespoli). Il salto nel vuoto di Baumgartner è stato bello. Anche se, come ci ricorda su Repubblica Matteo Pucciarelli,adesso per quanto riguarda Baumgartner, il suo destino è segnato. Alla fidanzata Katjuschka aveva promesso un futuro normale con un lavoro normale: guidare gli elicotteri antincendio per le montagne austriache.”

 

2 thoughts on “Da Baumgarten a Baumgartner, sull’estetica del volo

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