Un meta-racconto eticamente pop


 Come scrivere un best seller in 57 giorni
Una lettura su “Come scrivere un best seller in 57 giorni” di Luca Ricci. (L’ascensore del palazzo porta su e giù personaggi pulviscolari e stra-secondari, abbozzi, figurine di plot potenziali. Il palazzo parigino, già meta-letterario (Perec), dentro a una Parigi di cartapesta, collage di cartoline e citazioni, ospita la caricatura iperrealista dello scrittore Briac e dei suoi inquilini, le blatte/Beatles, che per lui impareranno a scrivere un best seller, al fine di salvarlo da uno sfratto incombente. Dentro al palazzo, intanto, ci aggiriamo pure noi blatte, noi lettori-blatta che divoriamo la spazzatura della narrativa di consumo su scala mondiale.)

L’ultimo libro di Luca Ricci è un meta-racconto, un saggio di sociologia dell’editoria (ammesso che esista questo campo d’indagine), una fiaba pop (la copertina da B-movie riassume da sola buona parte del senso “meta” del libro), una struttura narrativa che mostra se stessa e racconta il punto di vista di un gruppo di quattro scarafaggi alle prese con la stesura di un best-seller. Ricci non appartiene alla famiglia degli oulipiani, così il racconto che le blatte riusciranno a completare, per lo scrittore Ricci/Briac, non è coincidente con lo stesso libro che il lettore si trova in mano. “Come scrivere un best seller in 57 giorni” mette in scena la dicotomia tra letteratura come impegno etico e letteratura come prodotto tecnico, riproducibile, di consumo. Presentato come un “Controromanzo”, il libro di Ricci è un saggio travestito da meta-narrazione (che interpreta perfettamente l’originalità della sovrapposizioni di stili che ha fatto della collana “Contromano” una zona riconoscibile e originale all’interno della narrazione contemporanea) e si diverte, sarcasticamente, a sbeffeggiare tic, manie, nevrosi di certi ambiente letterari e para-letterari.

Ricci costruisce dei quadretti/topos (il critico letterario, il premio per il miglior inedito “Contro romanzo dell’anno”, il regista teatrale sperimentale, il caffè letterario…) per denunciare l’impotenza di un atteggiamento autoreferenziale, inconcludente e vacuo (velleitarismo delle belle lettere) di fronte ai meccanismi oliatissimi, scientifici, algoritmici, che regolano la costruzione di un best seller (o meglio di un “best to sell”, cioè di una scrittura che preliminarmente e in modo programmato si pone il compito di vendere). Le due “voci” che si fronteggiano nella favola sono quella pragmatica, feroce, disincantata del narrante John (capo-blatte beatlesiano) e quella del mondo di Briac, pseudo letterario e un po’ naïf.  Negli aspetti più comici e parodistici del libro si possono ritrovare alcune suggestioni che già Ermanno Cavazzoni aveva esplorato nel suo “Gli scrittori inutili” (Feltrinelli, 2002) – che proprio sul tema del mondo letterario e dello scrivere ha recentemente pubblicato presso Quodlibet Il limbo delle fantasticazioni.

Il libro di Ricci, come riflessione interna all’atto stesso di scrivere, sta per me in una terna ideale insieme all’ultimo titolo di Cavazzoni e al “Tentativi di scoraggiamento (a darsi alla scrittura)” di Erri De Luca (Dante&Descartes, 2009)

Il punto di svolta del libro sta più o meno alla sua metà (pagina 60, l’impianto che Ricci ha dato alla sua meta-narrazione è fortemente geometrico e simmetrico) là dove si trovano esposti i “Principi fondativi del racconto del XXI secolo”, un apodittico decalogo che lo sfortunato Briac, scrittore inconcludente e portiere di notte, ha stilato come sintesi del suo Credo nel fare scrittura. Alle blatte creative, cattive, basterà rovesciare la rigidità di quelle affermazioni per ricavarne la ricetta esatta del perfetto best seller contemporaneo. Lo stesso decalogo, però, descrive in modo efficace la forma che il lettore sta leggendo avendo tra le mani “Come scrivere un best seller in 57 giorni”, che non potrà essere mai un best seller in senso stretto, ma riesce in un’acuminata riflessione sul tema del “best to sell”. La favola/saggio di Ricci parla direttamente al lettore di best seller e a chi i best seller non li legge mai, a chi li sa scrivere, a chi li vorrebbe scrivere, a chi ideologicamente non ne vuole scrivere. Le citazioni, le allusioni (soprattutto ai titoli italiani…) si affiancano all’analisi di diversi incipit appartenenti alla narrativa best-sellerista di lingua inglese (Cornwell, Connely, Deaver, Cussler, Clancy, Brown e compagnia), desunti da un saggio inesistente e potenziale (quindi realmente esistente per i canoni delle bibliografie immaginarie, vedi il “Mirabiblia. Catalogo ragionato di libri introvabili” di Paolo Albani e Paolo della Bella – Zanichelli, 2003 ) “L’incipit dei best seller americani”, di cui le blatte si “cibano” per capire come scrivere il libro salvifico per Briac. La letteratura bestsellerista risponde a una specie di selezione naturale, di “darwinismo letterario”: sopravvive il più forte, come le blatte che si mangiano le cimici del materasso. In questo senso il best seller è la clava di “Odissea nello spazio” che frantuma le ossa a terra, un iper-genere letterario che spazza via la “bio-diversità” delle scritture eticamente e artisticamente condotte.

Il colpo di scena finale (riusciranno le blatte a scrivere il best seller per Briac?) è, ancora una volta, tutto meta-testuale e riassumibile nella dedica che Briac apporrà sul frontespizio di una copia di un romanzo che non potrà assolutamente riconoscere come proprio, frase nella quale Ricci rivela la propria posizione teorica che sposta il peso del meglio dal “to sell” al “to do”: “Un residuo di pensiero. E se ciò che si può fare fosse infinitamente meno interessante di ciò che si deve fare?”. La favola-saggio di Ricci si chiude con questa dichiarazione/domanda di impegno etico nel fare letteratura, frase simmetricamente coerente con la citazione/domanda di Bataille scelta come citazione iniziale del libro: “Come si può perdere tempo sui libri alla cui creazione l’autore non sia stato manifestamente costretto?”

Approfondimenti di filologia blog:

L’origine del titolo del libro: “Come scrivere un best seller in 57 giorni, soddisfatti o rimborsati (luglio 2004)

Una posizione teorica forte dell’autore sul concetto di letteratura: “Che forma ha la letteratura?” (ottobre 2006)

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