Codici e sottocodici nei messaggi di status

Riflessioni sparse sugli usi possibili dei messaggi di status di Facebook. Appunti per un saggio potenziale.

Molto tempo fa, in una fase di esplosione di Twitter, ribattezzai la prassi di comunicare di sé in tempo reale come bio-feed intestinale. Ora, mi pare, le cose si siano complicate, e non riesco più a condurre una riflessione teorica, e nemmeno una parodia di una riflessione teorica (che è la mia specifica abilità, in fondo) sull’uso dei messaggi di status che noi tutti facciamo su Facebook. Mi rendo conto che sarei più portato a fare una semplice elencazione della casistica che pratico o che ho incontrato. Il numero delle varianti, o forse solo una mia certa pigrizia e stanchezza attuali, rendono faticosa l’astrazione dal numero di alcune regole generali. Ci provo.

Il primo uso che mi viene in mente – senza voler attribuirgli una priorità di tipo statistico – è quello di tipo “cifrato“: scrivo una frase che viene compresa da un ristretto numero di persone tra i miei contatti se non da un solo contatto. (escludo il caso che il messaggio sia comprensibile unicamente allo stesso estensore del messaggio, per quanto si potrebbe considerare un sottocaso del tipo cifrato, ma comunque non un “linguaggio privato” – tema dell’impossibilità dei linguaggi privati – quindi un uso ellittico del tipo: comunico una cosa di cui solo io capisco il senso, quindi comunico, indirettamente, la volontà di NON comunicare, di NON essere compreso).

Il secondo uso che incontro è il “citazionista“: prendo in prestito frasi e parole (poesie, letteratura, aforismi, testi di canzoni…) per dare voce al mio momento (emotivo, comunicativo, relazionale…). L’uso citazionista include un messaggio primario (il testo citato) e uno secondario (l’autore del testo citato), cioè combina significato del testo e area culturale, semantica, storica e di genere cui il testo appartiene. La scelta di una citazione come status è quella che si propone come l’uso più meta-letterario di quelli possibili per queste brevi stringhe di testo.

Frequenti gli usi “funzionali”: comunicazioni di servizio, link a siti o iniziative cui si vuole dare visibilità maggiore e immediata tra i propri contatti sostituendo all’informazione sul sé (“A cosa stai pensando?” è infatti l’invito alla compilazione dello status) un’informazione “sul mondo” (in senso molto lato).

Tra i possibili usi comunicativi dei testi di status vi è anche il vuoto. Il tema dello status non compilato si lega a quello della frequenza dell’aggiornamento. Segni grafici, punteggiatura, mancata compilazione rientrano negli usi “cifrati”. La mancata compilazione, o la scarsa frequenza dell’aggiornamento (escludendo le eventualità materiali e accidentali) sono comunque usi comunicativi del mezzo. (vedi anche la riflessione passata sui messaggi di stato nella chat di Gmail).

Gli usi “indicativi” (cosa si sta facendo, pensando, provando, cosa si è fatto etc.) sono quelli più facilmente riconducibili all’implicita finalità primaria del messaggio di stato; da osservare, però, la polarità tra discorso in prima e terza persona. La forma “nome/cognome” o “nome” spinge all’uso della terza persona. (appunto per me/tema da sviluppare: da osservare, in molti parlanti, televisivi e non, lo slittamento identitario del parlare di sé in terza persona). Spesso il discorso diretto in prima persona viene direttamente posposto al nome, rinunciando alla concordanza e intendendo il nome come emittente diretto della frase e non come soggetto esplicito del discorso. Si segnala spesso l’uso del gerundio (temo sul modello del present participle inglese) per esprimere la continuità dello svolgersi dello stato in corso (es. “Mario Rossi sta rispondendo alle richieste di amicizia…” oppure, direttamente: “Mario Rossi…rispondendo etc.”

Un ulteriore tipologia di messaggio potrebbe esser definita di tipo “ludico” (senza riferimento alcuno alla teoria dell’intero linguaggio come insieme di giochi regolati, ma in senso stretto). Rientrano in questo tipo gli indovinelli, gli anagrammi, i “giochi di parole”, i frammenti proto-narrativi….Ulteriori considerazioni andrebbero condotte sugli aspetti formali dei messaggi: quantità di caratteri/parole, uso del maiuscolo, punteggiatura.

Ricordarsi di chiedere contributi sul tema ai miei contatti su Facebook.

5 thoughts on “Codici e sottocodici nei messaggi di status

  1. C’è chi linka video di canzoni per accompagnare propri stati d’animo, e magari ne riprende il testo per sottolinearli – ma non so se ‘fa testo’. Passato il mal di testa? :) )

  2. mi piace moltissimo questa disamina.
    ho sempre sostenuto che anche nei blog, anche in post dal tono “apparentemente” letterario, i destinatari fossero pochissimi, riducendosi a volte, appunto, ad uno solo.

    lo status di FaceBook mi pare un grande amo, non tanto per pescare qualcosa, quanto per restare aggrappati a, per timore di sfuggire, quale pesciolino sconnesso, alla Grande Rete.

  3. Condivido l’opinione di Flounder.
    E’ davvero una gran bella analisi. E mi ha fatto riflettere, oltre a dare nome e sostanza a vaghissime e labili intuizioni.
    Anche le osservazioni aggiuntive di Flounder stesso (stessa?) non sono da meno.
    Grazie a tutti e due.

  4. Pingback: Facebook come spazio letterario?

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