1988

Il 1988 era un anno di Olimpiadi. Ricordo che registrai la finale dei 100 metri, che era attesissima e, per via del fuso orario, inguardabile in diretta. Come ricorderete vinse un atleta di specchiata moralità. Ma allora non lo sapevamo ancora. Anche se era del tutto evidente che fosse un pupazzone anabolizzato. Ho imparato, crescendo, che in genere non si sa quasi niente di tutto ciò che, invece, è davvero evidente. Un po’ come il discorso che la profondità sta in superficie.

Il 1988 mi si presenta, nel ricordo, come un anno cruciale. Inizio il liceo. E mi pare sia stato in quell’anno che provai a suonare il sax tenore, a studiarlo in una scuola di musica comunale, a Massa. E’ anche l’anno in cui si presentano i disturbi della mia pluriennale convivenza con la battaglia lombare L5-S1. Ho in mente un lungo pellegrinaggio tra ortopedici e neurologici per decidere il da farsi. Infine, un’anziana ortopedica/chiropratica che, in uno studio a Milano, mette mano ad una torsione provvidenziale: siamo davvero robot scricchiolanti, meccanismi imperfetti. Ma il 1988  è soprattutto saxofono. Certo, anche questa presa di consapevolezza del “nemico interno”, la cordigliera fragile che scrocchia. Una consapevolezza precoce, direi. E ricordo anche testimonianze d’affetto e di sostegno da parte dei miei compagni di classe, nel periodo di assenza per il blocco della schiena. E poi quell’anno è certamente quello in cui ho iniziato a studiare filosofia.

Ricordo una gita di classe a Firenze: comprai alla Feltrinelli un volume che avrei studiato in modo approfondito (e capito) soltanto diversi anni più tardi: Il trattato teologico-politico di Spinoza, un’opera straordinaria. Era il primo libro di filosofia che mi compravo. Ora che ci ripenso mi sa che non era il 1988. Un attimo, che lo prendo dalla libreria…ecco, di solito scrivo la data in cui prendo un libro: 24 marzo 1990. No, la gita di classe a Firenze, quindi, era del 1990. La copia era cartonata, con la sovraccoperta bianca e le strisce rosse, la bella veste grafica della NUE (Nuova Universale Einaudi). Le sottolineature sono in parte di quell’anno, in parte dell’Università. Portai quel testo ad un esame, un esame davvero unico che sostenni a casa di un professore unico. Ma di quell’esame e di quel professore ne scriverò un’altra volta.

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