1987

Nel 1987 facevo il ginnasio. Ricordo il telegiornale che dà la notizia della morte di Primo Levi. Le inquadrature del palazzo, le scale, i coccodrilli. Il ginnasio, benché duri solo due anni, di solito e salvo bocciature, credo appaia a tutti, dall’interno, come una specie di purgatorio infinito, torturante. Giocavo a basket, allora, in modo piuttosto disordinato. Ricordo che frequentavo un negozio di strumenti musicali di Carrara.

Passavo diversi sabato pomeriggio a provare le loro tastiere; non so più bene in virtù di quale compromesso venisse tollerata quella mia permanenza. Una specie di dimostratore, credo di essermi spacciato con loro come aiutante della loro attività di vendita. Il ricordo, adesso, mi intristisce un poco. Ricordo mia nonna Amelia: in quel periodo era ricoverata all’ospedale cittadino. L’ospedale era vicino al negozio di strumenti musicali. La passavo a trovare, il sabato pomeriggio, e stava davvero male, molto male. Fu una lenta convalescenza post-operatoria, e fortunatamente si salvò. Dopo averle fatto visita andavo al negozio di strumenti a provare le tastiere. Ricordo che portavo una giacca di panno blu. Mi sembra, però, che nel 1987 tutti gli abiti mi stessero grandi.

Mi pare che fosse proprio in quell’anno lì, in quinta ginnasio, che sono cresciuto in altezza. Sono alto come allora, ma peso una ventina di chili in più. Ricordo delle belle scarpe di pelle beige, della Lotto, alte, che ho usato per anni fino a consumarne le suole, comprate nel 1987. Che libri ho letto in quell’anno non lo ricordo, ma forse i racconti di Kafka. Che cosa ho scritto in quell’anno non lo ricordo, ma è probabile che fossero poesie piuttosto sconsolate, legate alla cotta del momento o ad un più generale pessimismo cosmico (poesie adolescenziali, si dice). Quell’anno siamo andati in gita scolastica a Vienna, Monaco e Salisburgo, e il pullman prese fuoco in autostrada. Una gita organizzata con criteri di sicurezza e pianificazione tipiche della deportazione.

Ricordo la con-sorte che vaga da sola al Prater. Io, pure: due disadattati sociali già in giovane età. Votati, anche, ad un certo volontariato psicologico verso i compagni più disadattati di noi. Ricordo che facevo molte foto in quella gita, architetture e lampioni.

(riprendo la pubblicazione del mio progetto 35, quando ormai sono quasi 36)

6 thoughts on “1987

  1. Non è carino appellare la futura consorte e madre dei futuri pelliti come “disadattata”… Parli per lei.

    ps:Durante la mi a gita a Vienna (prima gita da sola) sperimentai l’”erba” per la prima volta*

  2. Spero che intenda con “sperimentare l’erba” che andò a verificare la consistenza di un locale campo sportivo! :(

  3. La dico semplice: fumai marijuana per la prima volta.

    ps: ero disadattata anche io, girando per il Prater:)

  4. “Per la prima” sottintende altre volte (e io sono autoproibizionista); e poi io posso vantarmi d’essere disadattato da lucido, mica fumato. Troppo facile :)

  5. La fumata, in realtà, mio caro Matteo era per mascherare l’essere disadattata da lucida… Come vedi:)

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>