Aggioiarsi grazie al Bene

Ho visto il bel documentario “Sono incinta” di Fabiana Sargentini, regalatomi da Nicoletta pochi giorni fa (che ringrazio nuovamente), documentario che consiglio vivamente a tutti (futuri padri/madri e non). Il film è un’interessante panoramica di reazioni, racconti, ricordi, emozioni espresse da diversi uomini di fronte all’evento di ascoltare la frase “sono incinta”. Le reazioni sono davvero molteplici, e raccontare il punto di vista maschile rispetto alla potenza di tale annuncio risulta un modo, mi pare, di raccontare il “maschile” stesso. Gli intervistati che mi apparivano più simpatici erano sempre quelli più anziani, più commossi, meno cervellotici e cerebrali rispetto all’idea di paternità. Come quel signore che, in un misto di italiano e dialetto, racconta di quanto si sia “aggioiato” alla notizia che sarebbe diventato padre. Ecco, siccome credo di riconoscermi pienamente in quel verbo, “aggioiarsi”, e in quella reazione voglio provare anch’io a raccontare cosa ho pensato quando la con-sorte mi ha detto “sono incinta”.


Eravamo rientrati a casa. Io mi ero trattenuto in strada per parcheggiare la macchina, dopo aver scaricato non so cosa in cantina. Quindi la con-sorte aveva pochi minuti di vantaggio su di me nel rientrare in casa. Pochi, ma sufficienti per effettuare un test di gravidanza. Ecco, le linee dei test di gravidanza somigliano, per me, alle strisce delle slot-machine: a seconda di cosa desideri e di cosa esce fuori si può dire che vinci o perdi. Allora, rientro in casa, poggio le chiavi di casa e della macchina, cerco per casa la con-sorte che è rientrata pochi minuti prima di me, quindi penso che si stia cambiando in camera da letto, o magari in bagno. Infatti la trovo in bagno. Tiene una specie di termometro bianco in mano. Lo tiene come si tiene un’antenna, o come si tiene proprio il termometro per mostrare la febbre, o come si tiene l’accendigas per accendere il gas, o come si tiene la fiaccola olimpica, o come si tiene il testimone della staffetta. In effetti, a guardare meglio, tiene dritto in mano l’astuccetto bianco di un test di gravidanza e, pronunciando la fatidica frase (“sono incinta”) capta un segnale astronomico, mi mostra una febbre, mi accende il gas, mi passa la fiaccola olimpica, mi lancia il testimone della staffetta. Tutto insieme.

Ma la vera cosa che produce, dicendomelo (e quindi io ascriverei anche “sono incinta” tra i performativi, parole-azioni)  è quello di fare sballare la slot-machine mentale che io vedo nelle linee del test di gravidanza, “aggioiandomi” in un modo che non avevo mai provato. Abbiamo vinto!! Il premio sarà ritirabile, però, solo diversi mesi più tardi (cioè tra 3 mesi circa da oggi). Quando ho sentito “sono incinta” sono stato letteralmente invaso dalla gioia e dalla meraviglia (per cui vale sempre la mia definizione “la meraviglia esonda”). Anche la gioia esonda: le linee della slot-machine di gravidanza mi hanno, ci hanno, premiato. Ho pensato che fosse una ricompensa, un indirizzarsi della Vita all’interno dei suoi binari più belli, più naturali, più umani, più divini. Ho sentito distintamente che il Bene ci stava premiando, che aveva fatto uscire le linee della nostra slot-machine vitale per noi e per lei, per fare incontrare noi e lei (che in quel momento non era ancora una lei, ovviamente).

Ecco, più o meno questo è quello che ho provato quando ho sentito la frase “sono incinta”. Ma non credo di essere riuscito a raccontarlo davvero.

4 thoughts on “Aggioiarsi grazie al Bene

  1. Io mi aggioiai alle quattro di mattina (dico, quale femmina pazza avrebbe fato il test a quell’ora? Ovvio, chi ebbe la temerarietà di sposarmi), e mi recò gioia persino l’esondazione rituale della cacca dal pannolino.

  2. Vorrei emulare Max ma non posso…. però mi aggioio quando gli altri si aggioiano:)****

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