Prime dediche

costole ciclabili

Ieri pomeriggio ci siamo scambiati gli auguri con Luca, per il nostro solito “caffé parodistico-letterario” a due. Era anche l’occasione per regalargli la dovuta copia delle poesie, lui che mi ha incoraggiato e fatto scoprire gli amici di OXP (geniali, a mio avviso, nello scoprire il mio “genio”). Congedandoci, per strada, poco prima di cena, riflettevo sull’atmosfera intorno a noi.

L’atmosfera che precede e permea la notte di Capodanno ha sempre avuto, per me, qualcosa di vagamente post-atomico: un senso di sospensione in attesa di un’euforia compressa, tristissima, il vacuo conto alla rovescia verso un eterno ritorno che torna: l’anno nuovo che pare sempre nascere vecchio (la mia posizione sul Capodanno, del resto, è nota).

Stasera, invece, la dedicherò molto volentieri a scrivere dediche agli amici.

8 thoughts on “Prime dediche

  1. D’accordissimo! Atmosfera post-atomica anche qui in Giappone. Dove sembra tuttavia che nessuno abbia da festeggiare veramente nulla. La fine dell’anno e’ solo un pretesto per le “0o-souji”, le grandi-pulizie di case e negozi.

    Mentre tornavo a casa, in bicicletta ovviamente, con 0 gradi precisi, ho pensato che il Giappone e’ uno scherzo. Attraversavo una piccola area industriale – piu’ deserta che mai – inglobata in un quartiere che odora ancora di epoca Showa, e sebbene fosse l’una di notte una campana buddista ha risuonato potentissima. Un unico colpo, quando attorno avevo solo ferro, lamiere, cemento, carrozzerie, sbirluccichii di cromature, vernici perfette, asfalto appuntito. Un unico colpo, basso, greve, che ha continuato a risuonare tra orecchie e stomaco, “a ricordare l’impermanenza di tutte le cose”. E sebbene procedessi veloce quel rintocco ha continuato a seguirmi e diffondersi con un’insistenza che non immaginavo.

    E dopo quel rintoco, il freno posteriore della mia bici ha cominciato a fischiare, come non ho mai permesso a una mia bicicletta di fare.
    Mah.

    Auguri, per tutte le cose nuove!

  2. E che dire degli errori poetici, i temuti accapodanno?
    Anche in foto son belle queste tue costolette di poesia, un po’ al sangue, un po’ carbonizzate: una rosticciana di-versa!
    Benché fuori sincrono (e anche se la tua posizione è nota), molti cari auguri di buon anno. P.: Come quest’anno passato? V.: Più più assai.

  3. Alessandro, sono confortato dal risentirti :-)
    Un buon 2008 col nostro progetto di “bici taoiste”! ;-)

    Rox, un abbraccio a te

    Simone, ossequi alla sua signora :-)

  4. Ci ho messo piu’ tempo del previsto per leggere “Versi ciclabili”.
    Sara’ anche un libriccino ma non e’ un libro facile.

    Come la piu’ comune e semplice delle biciclette anche questo libro conduce il lettore in centinaia di posti.
    Lo spazio tra una pedalata e l’altra (indotto dalla consuetudine tipografica di lasciare uno spazio tra una poesia e un’altra) costringe a delle pause, a delle soste nei luoghi di cui dico sopra.

    Alcune pedalate sono proprio faticose, tutta salita, pieni polmoni e sguardo vigile per non perdersi e non fare incidenti.
    Altre pedalate hanno l’aria profumata di un tornante di collina in primavera. Che d’improvviso si risolve in discesa.

    E cosi’, come quando si pedala senza meta ne’ troppa velocita’, lo sguardo puo’ alzarsi e indugiare su cio’ che ci circonda: generalmente vedute e cartelli. Profili di montagne, insegne di negozi; persone, parole.

    Quant’e’ bella la parola “acquattato”, quant’e’ taoista, quant’e’ bassa e saggia…
    Grazie per aver rinfrescato il mio vocabolario.

    E grazie per gli anagrammi, che ho scoperto detenere una verita’ atomica, radioattiva, un nucleo di verita’ costante che trascende il senso e l’esperienza umane.

    E quanto mi ha fatto pensare “cicli infelici al tramonto”.
    Quanto sarebbe bello se li’ in Italia foste ancora un po’ poveri, se aveste in giro candidi ladri di biciclette…
    Da questo punto di vista io vivo in un sogno neorealista: un “primo mondo” con le bici e il frillare del “quarto e quinto”.
    E se una sera conosco una ragazza dolce e moribida ce ne andiamo insieme in bici.
    Quaranta chili sul portapacchi o in piedi sul mozzo posteriore.

    Ma ho l’impressione che questa piccola bici puo’ portare ancora in tanti altri posti.
    E soprattutto puo’ portarci tante persone.

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