Il quinto

La poesia è, in fondo, il sistema di mnemotecnica più efficace che siamo stati capaci di inventare: cantiamo chi non vogliamo venga dimenticato, affinché non venga dimenticato. E non è un tipo di poesia, “civile”, quella che faccia propri i temi del presente, morti sul lavoro compresi. E’ la poesia nel semplice svolgimento delle sue funzioni, o di una tra le sue funzioni più proprie

Il quinto* operaio muore con meno riflettori
e non meno dolori, lista d’attesa di trapasso
espressa in percentuale d’ustioni: 80% può bastare?

Che la notizia non vada a sperdersi,
defilata come l’altro incendio, successivo,
ancora alla Thyssen
           – un “Th” che sta per Thànatos, e non da oggi -
mentre lascia due figli, Rocco Marzo,
di anni cinquantaquattro, capoturno.

Le dieci righe ANSA, nero corvo corsivo,
avvisano: “Ancora più estese le ustioni
degli ultimi due operai tuttora in vita,
Giuseppe Demasi e Rosario Rodino”

dove “tuttora” suona come un contatore,
e spero non debba fermarsi, oppure sì,
secondo quello che sia meglio
per loro in vita.

* i nomi dei quattro operai morti nell’incendio di Torino della notte del 6 dicembre 2007 sono: Roberto Scola 32 anni, Antonio Schiavone 36 anni, Bruno Santino 26 anni, Angelo Laurino 43 anni

11 thoughts on “Il quinto

  1. Tu conosci la mia predilezione per una poesia più seria (o seriosa), predilezione che comunque lascia il dovuto spazio anche a versi giocosi e al ricorso alla sana autoironia – (quasi) mai prendersi troppo sul serio.
    Questa tua bella poesia (e il bellissimo paragrafo introduttivo, che ribadisce, ove ce ne fosse bisogno, una caratteristica fondamentale insieme della poesia e – oso – della vita) mi ha subito suscitato, oltre che emozione, il ricordo di una poesia forse non altrettanto bella, dedicata ad un’altra strage. http://www.comune.bologna.it/cultura/media/files/patmos.pdf.
    Ti ringrazio.

  2. Non pensavo alle bacchettate paoliniane… rimedio:
    Questa tua discreta poesia (e il paragrafo introduttivo, che stancamente ripete una caratteristica per alcuni importante della poesia – e solo di quella) mi ha dopo alcune ore dato da pensare senza fremiti a una poesia di PPP su argomenti di un certo spessore.

  3. Grazie, ora sono più tranquillo :-)
    E grazie, soprattutto, per aver offerto a chi passa di qua il link che consente la lettura di PATMOS (di cui mi parlò proprio il Paolin non ricordo più in quale occasione…)

  4. mh.

    mi pare credo che il paolin parlò di Patmos nel cap. 3 del suo testo quasi quasi in libreria.

    tanto va così, tutti hanno un libro quasi quasi in libreria.

    d.

    ps.
    questo non è un messaggio promozionale

  5. mi tolgo il cappello…
    (poi ti saluto tanto e ti faccio gli auguri che è un sacco che non ci si becca… tra l’altro se vuoi vederti un film fuori di testa… ecco lo sai che son matto, caro maestro!)
    a presto!

  6. Pingback: Responsabilità » Colti sbagli

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